43a Stagione Concerti Valvasone 2016 - 8 maggio "Musica proibita"
"Musica proibita"
A partire dal medioevo, ovunque, venivano spesso
adottati nella musica liturgica repertori profani in orecchio al popolo o
propri della musica di Corte. In quest’epoca la differenza tra musica sacra e
profana non era sensibile, semmai era distinta dalla funzione musicale, più che
da uno stile vero e proprio. Un canto profano, corredato di un testo sacro,
poteva servire come musica sacra e viceversa: si trasfiguravano messe con testi
profani; si parodiavano inni sacri; si cantavano su melodie religiose parole
del repertorio popolare. A partire dal Cinquecento si intavolano, per organo ed
altri strumenti, canzoni d’amore del grande repertorio franco- fiammingo o se
ne prende il lusinghiero motivo melodico per intessere, con diminuzioni e
variazioni, nuove composizioni.
Spesso, accanto agli organi e alle voci,
venivano utilizzati nei luoghi sacri strumenti banditi dalla Chiesa, in particolare
quelli a fiato e a percussione. Tra Sette-Ottocento traspare velato di sacro il
‘malcostume’, amplificato dal mondo del melodramma che propagava i propri refrain
della musica teatrale e sinfonica, tanto da incidere anche nella costruzione degli organi a cui,
infatti, venivano applicati registri imitanti gli strumenti dell’orchestra per
soddisfare colorate composizioni sorprendentemente discoste dai toni dei
momenti liturgici.
A poco sono valsi nel tempo i reiterati
interventi moralistici delle singole curie: alti prelati si opponevano promulgando
ai parroci intimazioni, protocolli e sanzioni, proibendo musiche lascive e l’uso
di strumenti non
adeguati, obbligando i musici di chiesa ad
assumere un corretto contegno e ad indossare la cotta. Ne parla, ad esempio, un
documento veneziano del 1639, recentemente rintracciato, da cui trae
ispirazione il titolo del nostro
primo concerto: “Musica proibita”. Il documento
riferisce di un intervento dei Provveditori di Comun, per «ridursi
le musiche» delle solennità festive «a
quella regola decorosa, e devota», nel tentativo di arginare
quegli abusi che vanno non solo negli «abiti de musici medesimi,
ma etiando negl’istromenti musicali, et nelle parole che si cantano».
Si impone ai preti di vigilare affinché nei canti non «sia
fatta trasposizione di parole, overo cantate parole inventate da nuovo e non
descritte sopra Libri sacri»; si intima il divieto
dell'uso «d’instrumenti bellici, come sono trombe,
tamburi et simili, più accomodati ad usarsi negl’eserciti che nella Casa di Dio».
Loris Stella
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